LA VIOLENZA SESSUALE NON E' VIOLENZA
"Siamo all'anno zero dei diritti delle donne": suona come uno slogan oppure come un tedioso tormentone che disturba l'abitudinario ma rassicurante quotidiano del nido riparatore che abbiamo creato come rifugio che ci protegge e mette al riparo dalle tensioni sociali ma che però ci isola e ci impone di nascondere la testa sotto la sabbia.
Ebbene io dico no!
Non posso rimanere inerte dinanzi alle scandalose parole pronunciate in un post di Facebook dal ventiquattrenne mediatore culturale di Crotone che, a prescindere dal suo nome esotico, è uno studente di giurisprudenza nel nostro Paese che di certo sui diritti avrà sentito qualcosa nel corso di una lezione all'Università anche se distrattamente ascoltata. Non mi disturba, e neppure mi interessa, la sua etnia né il suo credo religioso, perché non è niente di diverso dalla bieca mentalità di chi, esponente del partito oggi al potere (il PD), ha fatto a lui da eco con la frase sulla validità scientifico-biologica della sua affermazione che in sintesi significa che la violenza sessuale sulla donna, superato il primo momento, si trasforma biologicamente in piacere, piuttosto mi scandalizza e spaventa, facendomi rabbrividire, l'insinuarsi di una idea di legittimazione alla violenza sessuale sulla donna, sia pure commessa da un branco inferocito, che drammaticamente oblitera il rispetto per il volere femminile, una libertà fondamentale.
Per questo motivo voglio gridare a tutte quanto sia doloroso assistere a sorrisi elargiti a pagamento in kermesse in cui la parola alle donne non viene mai concessa: amiche care ancora non vi è chiaro che il potere che ci è dato non esiste; è solo un favore, una grazia che viene concessa dal dittatorello di turno e che non rende libere, crea ancora una sottomissione ed obbliga alla condiscendenza ed al sorriso anche quando non se ne ha alcuna voglia e si vorrebbe una rivoluzione.
Non dovete cadere nel tranello, perché se vi si chiede di prendere parte ad un sistema il motivo è che bisogna riempire una "quota": ricordate che "la quota" non attribuisce alcun potere!
Non si crea la parità di genere attraverso le "quote rosa", né averla riempita crea parità perché "la quota" rimane tale in quanto il rapporto non è mai proporzionato ma è solo e sempre una percentuale.
Questo è il triste inganno della nostra storia sociale.
Il Presidente dell'Associazione FEDRA